Tempo di lettura: 5 minOggi voglio proporvi una breve ma intensa escursione all'eremo di San Marco, un romitorio incastrato nella roccia travertinica su cui pioggia il pianoro di San Marco, sopra ad Ascoli Piceno. Questo edificio storico, ben visibile dalla città in quanto illuminato durante la notte, vuoi per le segnalazioni quasi del tutto assenti, vuoi per il maggiore richiamo turistico del pianoro, è ai più sconosciuto.
Il percorso circolare che vi propongo si fa in meno di tre ore ed è abbastanza semplice avendolo fatto ieri io, maury, a cui appartengono molte delle foto seguenti, e i miei due figli di 7 e 9 anni.
Dato che la via "direttissima" per l'eremo è un'altra, più breve, ma meno suggestiva, che parte dal cimitero di Piagge e, in un quarto d'ora raggiunge il monastero, la via da noi scelta è meno trafficata e quindi meno evidente. E' quindi importante, se vi ci si reca la prima volta, avere dei riferimenti cartografici per evitare di perdere il sentiero.
Purtroppo avevo dimenticato a casa il Garmin e non ricordavo, almeno fino a 3/4 del percorso, di avere un applicativo GPS sul cellulare per cui, relativamente al percorso, vi riporto queste tre mappe e la parte finale del circuito ricavata dal cellulare


Il percorso inizia da un sentiero quasi di fronte al Sacrario

e si trasforma immediatamente in una ripida scalinata che porta sotto la rupe di travertino di cui è composta la base del pianoro.
Discesi alla base della rupe ci si ritrova in un fitto bosco formato da diverse specie tra cui felci, castagni e pioppi. Dopo neanche cinque minuti ci si trova ad una biforcazione a Y, quella sulla destra più netta mentre quella sulla sinistra, meno accennata ma questo dipende molto da quanta gente ha recentemente fatto questo percorso.
Noi andremo verso sinistra ma prima, dirigiamoci verso destra dove raggiungiamo, dopo neanche un minuto, dei ruderi coperti da boscaglia, sono i ruderi del convento di San Lorenzo, abbandonato, nel XIII secolo, quando i suoi spazi divennero esigui per i molti monaci che, in quel periodo, si dettero a vita religiosa. Della struttura rimangono la macina ricavata dai monaci modellando un masso di travertino, una vasca ottenuta scavando un blocco di pietra, la cisterna dell'acqua e solo tracce intuibili delle mura perimetrali.
Abbandonando i ruderi proseguiamo ancora un po' su questa deviazione per raggiungere, dopo una breve salita, la grotta del Beato Corrado Miliani che vi morì, già in odore di santità, nell'anno 1289. La grotta è stata scavata nella roccia. Al suo interno si notano i resti dei fori per una probabile porta che chiudeva l'antro e un foro circolare scavato nella roccia usato forse per riporvi il cibo.

Proprio di fianco, la parete rocciosa travertinica viene usata dagli scalatori per allenarsi e lo si può notare dai chiodi fissati sulla parete e comunque non è raro trovare gente che si allena

Ritorniamo alla biforcazione e proseguiamo sul sentiero a sinistra. Qui ci aspetta una mezz'oretta di cammino su un sentiero non sempre ben identificato tra sali e scendi sempre immersi nel magnifico bosco del versante fino a raggiungere il famoso dito del diavolo, spuntone di travertino che buca il bosco, ben visibile da Ascoli, dal pianoro e da ampi tratti della strada che congiunge il pianoro ad Ascoli.

Anche lo spuntone viene utilizzato come palestra di roccia. Proseguiamo ci incanaliamo in una gola e raggiungiamo a breve un tratto di bosco pianeggiante che ci porta ad una radura che contiene i resti abbandonati di una fornace per la trasformazione del travertino di cui resta solo una gru li abbandonata che, come un pugno nell'occhio, deturpa la bellezza dell'ambiente.

Nella stessa radura, proprio di fronte alla gru, troviamo un'altra struttura particolare che sembra una rimessa per qualche tipo di animale non meglio identificato.

Proseguendo in questa direzione ci si immerge di nuovo nel fitto bosco e dopo una decina di minuti di salita si raggiunge finalmente l'eremo.
La prima emozione è quella di trovarsi in qualche tempio Maya, grazie al contrasto tra la costruzione in pietra e il bosco che la nasconde e la circonda.
La seconda emozione è per l'imponente scalinata ad arco che permette di scavalcare un imponente burrone.

Ma non è ancora tempo di salire all'eremo. Dirigiamoci invece sulla sinistra, scavalchiamo una fune d'acciaio e, sempre tenendoci alla fune, raggiungiamo uno sperone da cui è possibile ammirare da un lato la spendida veduta della città di Ascoli Piceno e, dall'altro, l'eremo incastrato nella roccia.

Mi raccomando, fate molta attenzione in questo punto, reggendovi bene al cavo d'acciaio in quanto, anche se non sembra visto che intorno alla passerella rocciosa è tutto fitto di verde, in realtà siete circondati da tre lati da un ampio burrone che supera i cento metri di altezza quindi occhio.
Ritorniamo quindi indietro e saliamo alfine all'eremo. Ci attende un primo piano formato da un ampio salone con tetto a barilotto costruito in blocchi squadrati in travertino in cui si intravvedono, ricoperti da vari graffiti lasciati da vandali e incivili ragazzi, i predecenti graffiti che ricoprivano i soffitto.
Tramite un'altra scala raggiungiamo l'ampio salone, al piano superiore, il cui tetto è formato dalla nuda roccia della montagna da cui pendono piante e erbe rampicanti.

Il salone contiene tre monumenti funebri e un ampio altare forse usato, in passato, per le messe. Dalle finestre possiamo invece ammirare il bellissimo panorama sulla città.

Superando un breve tratto scoperto (occhio alle vertigini), raggiungiamo invece la struttura che accoglieva, in passato, la campana del convento

Scendendo dall'eremo ci dirigiamo sul sentiero che ci porta a casa. Stavolta non scendiamo lungo il sentiero in discesa che ci ha portato all'eremo ma proseguiamo dritti e dopo cinque minuti raggiungiamo il bivio del percorso 1 che porta, da un lato alla frazione di Piagge e, dall'altro ci riporda al pianoro.

Prendiamo ovviamente questa seconda via che, tutta in salita, in mezz'ora ci riporta nella piazzola dove abbiamo lasciato la macchina.
In definitiva una breve ma intensa escursione con un sacco di cose da vedere condensate in un pomeriggio immersi nella natura. Se volete potete fare il tragitto nella mattinata e poi approfittare dei prati del pianoro del colle San Marco per un gustoso picnic all'aria aperta.