Quando si parla di test diagnostici, due parole compaiono spesso: sensibilità e specificità. Sono concetti fondamentali in medicina, epidemiologia e ricerca clinica, ma anche tra studenti e professionisti sanitari spesso c’è un po’ di confusione su cosa significhino davvero e su come interpretarli correttamente.
In questo articolo (e nel video che trovi qui sotto) cerchiamo di fare chiarezza, con spiegazioni semplici, esempi concreti e qualche consiglio pratico per capire come usare questi indicatori nel lavoro di tutti i giorni.
🔬 Cos’è la sensibilità
La sensibilità misura la capacità di un test di identificare correttamente i soggetti malati.
In altre parole, risponde alla domanda:
“Tra tutte le persone che hanno davvero la condizione, quante risultano positive al test?”
Un test molto sensibile è utile quando vogliamo escludere una patologia: se il test è negativo, possiamo essere abbastanza sicuri che la persona non abbia la malattia.
Esempio:
Nei test di screening (come quelli per l’HIV o per alcuni tumori) è fondamentale che la sensibilità sia molto alta, per evitare di perdere veri positivi.
🧩 Cos’è la specificità
La specificità invece misura la capacità di un test di identificare correttamente i soggetti sani.
Risponde alla domanda:
“Tra tutte le persone che non hanno la condizione, quante risultano negative al test?”
Un test altamente specifico è utile quando vogliamo confermare una diagnosi: se è positivo, è molto probabile che il risultato sia vero.
⚖️ Sensibilità e specificità: due facce della stessa medaglia
Spesso c’è un compromesso tra sensibilità e specificità.
Un test molto sensibile tende a rilevare anche casi dubbi o borderline (quindi più falsi positivi), mentre uno molto specifico rischia di perdere alcuni veri casi (più falsi negativi).
La scelta del test giusto dipende quindi dallo scopo:
- Se dobbiamo escludere una condizione → meglio un test sensibile.
- Se dobbiamo confermare una diagnosi → meglio un test specifico.
📊 Un esempio pratico: il test di gravidanza da farmacia
I classici test di gravidanza urinari, che si acquistano in farmacia, sono un ottimo esempio per capire questi concetti.
Questi test rilevano la presenza dell’ormone hCG nelle urine, che aumenta dopo l’impianto dell’embrione.
- Se un test è molto sensibile, rileverà anche livelli molto bassi di hCG.
👉 Risultato: può segnalare una gravidanza molto precocemente, ma rischia anche qualche falso positivo (ad esempio, se c’è stata una gravidanza biochimica o residui ormonali dopo un aborto precoce). - Se invece un test è molto specifico, riconosce solo livelli elevati e tipici della gravidanza.
👉 Risultato: avrà pochi falsi positivi, ma se viene usato troppo presto potrebbe dare un falso negativo, perché l’hCG non è ancora sufficiente a essere rilevato.
📚 In sintesi
- Alta sensibilità → utile nei primi giorni per non perdere gravidanze precoci, ma meno affidabile per confermare.
- Alta specificità → ottima per confermare, ma serve aspettare qualche giorno in più per evitare falsi negativi.
quindi
- Sensibilità: capacità di trovare i “veri positivi”.
- Specificità: capacità di riconoscere i “veri negativi”.
- Nessun test è perfetto: bisogna interpretare sempre i risultati nel contesto clinico e, se necessario, ripetere o confermare con altri esami.
🎥 Nel mio video su YouTube spiego tutto questo passo per passo, con grafici e altri esempi medici per visualizzare in modo chiaro come si calcolano sensibilità e specificità.
Qui sotto il "foglio" usato nel video in formato A4
