Tempo di lettura: 2 minCon la moltitudine di programmi televisivi che ci propinano prove e sfide in ogni dove, ormai siamo tutti un po' dei critici.
Permettetemi quindi oggi di recensire un libro.
Non sono un critico letterario ma so distinguere un libro buono da uno cattivo. Cos'à di buono questo libro?
E' un libro che si fa leggere tutto di un fiato. Ti apre uno specchio sulla tua giovinezza simile a quella di molti altri ragazzi di Controguerra e della Val Vibrata. Parla di mountain bike. Ha un cameo del miopovero papà passato a miglior vita.
A fronte di tutto questo, come esimermi da una recensione ovviamente entusiastica?
Se volessimo riassumere il libro "nove vite come i matti" di Fabrizio Carletta, potremmo dire che alla fotografia della vita dell'autore, raccontata dalla sua nascita ad oggi, è stato applicato un particolare plug-in di Photoshop, quello dell'ironia e del sarcasmo.
I momenti belli e meno belli vissuti dall'autore ci vengono raccontati con una, neanche troppo sottile, chiave ironica. Il risultato, non certo scontato, è quello di immergerci sempre più nei meandri dei suoi racconti raggiungendo lo scopo ultimo di ogni libro: quello di girare pagina per raggiungere al più presto la pagina successiva.
Però credo che il massimo del piacere lo avrà quel particolare lettore nato in Val Vibrata, a cavallo tra gli anni '60 e '70, perchè saprà sicuramente riconoscersi nelle scelte di vita fatte da Fabrizio e saprà ritrovare caricature di personaggi a lui noti.
E come in tutti i luoghi di questa terra, i personaggi che accomunano tutti i giovani di un dato periodo, sono quei maestri e professori che, epoca forse ormai perduta, hanno messo anima e corpo nella formazione delle giovani menti e che anche se sul momento non sembrava, hanno lasciato il loro segno a distanza.
Sfido a voi lettori nel non ricordare con un misto di nostalgia e di affetto i Don Ivo, la Minora, la Lelli, la Villani, professori che, volenti o nolenti, sono ancora parte di noi.
Fabrizio è, oltre che un amico anche un compagno di avventure in MTB e questa sua passione non poteva non mancare nel libro fin dalle prime pagine, rendendo questo suo grande calderone appetibile anche per chi condivide questa nostra stessa passione.
Per concludere, un libro godibile che riaccende i ricordi della mente e dell'anima.
E se va mossa una qualche critica a Fabrizio, l'unica che mi viene in mente dopo aver divorato il suo libro è, ritornando alla similitudine con il plug-in, quella di aver forse applicato, in alcuni punti, il filtro dell'ironia con una intensità talmente forte da rendere difficile seguire ciò che voleva in realtà mostrarci.