Mag 11

Resoconto del campo Yeti Soccorso

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Tempo di lettura: 9 min

Siamo alfine sopravvissuti a due giorni di grande crescita personale e ad un sicuro momento di coesione sia tra i vari gruppi che vi hanno partecipato, sia tra all'interno del piccolo gruppo di protezione civile della croce verde di VIlla Rosa.

Sto ovviamente parlando dello campo Yeti Soccorso organizzato dalla Scuola Formazione Protezione Civile Gran Sasso D'Italia e pensato per simulare varie situazioni di emergenza.

Vi parlavo già di questo evento in un mio precedente articolo. Ora vi racconto, dal mio punto di vista come sono andati questi due giorni.

La partenza in Croce Verde è stata via via spostata sempre più indietro fino a assestrarsi alle ore 5.15. Io, pensando di conoscere i miei polli, decido di organizzarmi per arrivare in Croce Verde intorno alle 5.30, pensando di non essere sicuramente l'ultimo ad arrivare.

Alle 5.14 sto caricando le borse in auto quando sento il mio cellulare squillare. A quanto pare l'unico ritardatario sono proprio io e gli altri sono già tutti li pronti a partire.

Mi fiondo quindi sull strade abruzzesi e alla 5.25 sono in Croce Verde, il tempo di trasferire i bagagli e siamo in marcia verso la prima tappa, il piazzale all'uscita dell'A14 di Giulianova per l'incontro con il gruppo di Mosciano Sant'Angelo.

Un altra tappa all'ingresso dell'A25 per incontrare il gruppo di Teramo e poi via, verso la nostra destinazione: Santo Stefano di Sessanio (AQ).

La mattinata, per essere una giornata di Maggio, è fredda, nuovolosa con rischio pioggia e si è mantenuta cosi per tutta la giornata con un peggioramento ovvimanente nell'ambito della temperatura tant' è che, alla fine avevo sotto tuta pesante e pantaloni della protezione civile mentre sopra avevo maglietta di cotone, maglia di pile, tuta e giubotto della protezione civile eppure il freddo passava lo stesso, soprattutto nei momenti di pausa tipo la cena.

Ma andiamo per ordine.

Una volta giunti sul campo da calcio che diventerà, per due giorni, il nostro campo base abbiamo provveduto a scaricare i pezzi delle tende dal camion e, una volta messi in cerchio tutti, abbiamo provveduto a far vedere, passo passo, come si montava una tenda. Per il sottoscritto era la prima volta che montavo la tenda avendo provveduto solo a smontarla durante l'esercitazione di Pineto ed è stato quindi bello montarla la prima volta e poi fare da supervisore durante il montaggio delle altre tende degli altri gruppi. Alla fine, complice il fatto che o tutte le tende venivano montate a dovere o nessuno poteva pranzare, quasi tutto è filato liscio a parte qualche pezzo mancante e qualche buco non imbucato.

A questo punto ci aspetta il pranzo all'aperto nel ristorantino li vicino. Menu del giorno: pasta al sugo con panna e, credo, prosciutto cotto e il famigerato piatto di fagioli tonno e cipolla. Già cosi è da terroristi fornire a gente che poi dovrà dormire in tenda insieme tutta questa serie di munizioni, se poi considerate che, in realtà l'ordine degli ingredienti era cipolla con fagioli e tonno, vi fà già sospettare che la nottata non è stata delle migliori 😀

E subito ecco nascere la prima polemica. Infatti, a causa della presenza di personale proveniente da Isola del Gran Sasso, si chiede a viva voce come mai non sia presente nel menu la fantastica porchetta di Isola. La polemica rientra solo dopo solenne promessa degli isolani di sopperire a questa ingiustificabile mancanza per cena.

Ma torniamo alla giornata e ai preparativi per la prima esercitazione, quella sul rischio idrogeologico illustrato di nuovo da noi della crce verde. Con Jeep e pompa al seguito ci dirigiamo tutti sul laghetto adiacente al paese per prosciugarlo. Scherzo, il llaghetto in questione è di circa 50 metri di diametro e profondo, ci dicono, sette metri. Di fianco al laghetto una chiesa tenuta insieme da fascie metalliche dopo le scosse del terremoto di un anno fa.

Sganciamo il carrello, lo apriamo e facciamo vedere a tutti i pezzi della pompa, come si collegano e come funziona. A turno, tutti i partecipanti all'evento, prendono dimestichezza con la pompa, imparano a srotolare i vari tubi, a metterla in funzione e ad aspirare l'acqua. Inoltre viene loro spiegato come gestire i curiosi e, nel caso di sottopassi allagati, a come gestire i vari automobilisti inferociti usando lo strumento d'eccezione per questo genere di gestione: il crick della jeep 😀

Rientrati nel campo base, i gruppi vengono divisi. Un gruppo va a montare, purtroppo per finta il ponte radio in alta montagna. Dico per finta in quanto un ponte radio in luogo elevato avrebbe migliorato e risolto i problemi di ricezione che ci sarebbero poi stati a causa della mancata copertura di alcune zone scenario di successive simulazioni. Purtroppo nessuno aveva pensato a portare una batteria da auto per questo ponte. Un altro gruppo torna al laghetto per mostrare ad alcuni nuovi arrivati la pompa e vedere come si carica d'acqua la jeep con l'attrezzatura antiincendio.

Al mio gruppo tocca invece il montaggio di tenda in località impervia. Veniamo quindi trasportati su di un costone montano e lasciati li a montare la tenda con l'ordine di avvertire il campo base nel momento in cui la tenda sia montata per controllare. Grazie all'esperienza del mattino e al fatto che una parte della tenda non è stata scaricata dal camion, i nostri intrepidi soccorritori montano la tenda in un tempo da guinness inferiore ai dieci minuti. Ma il problema è dietro l'angolo. Il campo base non è raggiungibile via radio. Contattiamo quindi una persona presente nel camper di comando via cellulare, chiedendo di informare il comandante supremo che la squadra ha montato la tenda e che attende istruzioni.

Purtroppo le informazioni non arrivano ma, riuscendo a contattare con la radio, uno degli altri componenti della croce verde rimasti sul campo base, veniamo informati di lasciare la tenda cosi com'è e di rientrare subito al campo base per partecipare, con tutti gli altri alla simulazione sull'incendio boschivo.

Giungiamo quindi al campo base giusto in tempo per aggregarci alla colonna che ci porterà in mezzo ai monti per la simulazione di incendio boschivo. Sostanzialmente, viene riempita una vasca di metallo piena di acqua, kerosene e benzina e grazie all'idrante presente sulla jeep e all'attrezzatura adatta viene spiegato e viene fatto provare qual'è l'approccio giusto per spegnere incendi di liquidi infiammabili su acqua. A fine prova viene scattata la foto ufficiale di gruppo dell'evento.

Si torna quindi alla base per la meritata cena a base di pasta al sugo semplice, salsicce, formaggio e la fantomatica porchetta anche se voci di corridoio segnalano che quest'ultima sia stata preventivamente assaggiata dai cani dell'albergo. Ma questa resta una voce senza ulteriore conferma. L'argomento principale della cena è comunque il gran freddo che penetra nelle ossa nonostante i multistrato e che costringe il sottoscritto, con la scusa di dover ricaricare il cellulare, a sostare all'interno del bar del ristorante per una decina di minuti per recuperare un po' di calore corporeo.

Resta, a questo punto, l'ultima esercitazione della giornata in notturna. Quella della ricerca dispersi in montagna. Dopo alcuni momenti di panico relativi alle voci circolanti riguardo l'orario previsto per questa esercitazione, le TRE!!!!, in realtà si scopre che l'esercitazione è di li a breve anche stiamo comunque parlando delle 22.30. Veniamo quindi convocati come capisquadra all'interno del campo base e ci vengono fornite le scarne informazioni circa due escursionisti dispersi in una zona a valle del paese.

Purtroppo una serie di inconvenienti alla mia squadra non mi permettono di raccontarvi cosa sia successo. Ho solo sentito della presenza di cinchiali in giro per il "campo di gara" che ha spaventato le due cavie e le ha fatte rintanare su di un albero dove sono state facilmente trovate dalle squadre di soccorso tant'è che alle mezza eravamo già in tenda.

Purtroppo, almeno per il sottoscritto, la notte in tenda non è stata delle migliori. Innanzitutto le varie orchestre sinfoniche nasali dei miei coinquilini, poi un piccolo problema sanitario ci ha portato al pronto soccorso dell'ospedale de L'Aquila. Ne ho approfittato per visitare, dal vivo, il centro de L'Aquila e vi posso assicurare che, un conto è vedere L'Aquila in televisione e un conto è vedere dal vivo una città fantasma con cucine, stanze da letto, soggiorni "a vista", una città con balconi dove i panni stesi sono li da un anno senza che nessuno abbia la possibilità di ritirarli. Vi giuro che è impossibile reprimere quel brivido di paura e soggezione che attraversa la schiena.

Comunque, dopo aver tentato inutilmente di trovare una macchinetta per il caffè all'ospedale o un bar aperto a L'Aquila, torniamo al campo base per dormire anzi collassare per un paio d'ore nel sacco a pelo.

Ed eccoci alle 7.30 di un nuovo giorno svegliati dalle bitonali delle ambulanze presenti in loco. Considerate un campo di zombi che vagano alla ricerca di una latrina, di una canna da cui sgorghi l'acqua e all'accecante ricerca di un caffè e di un cornetto e potrete avere una mezza idea dell'atmosfera che aleggiava sul campo fino alle 9.00.

Finalmente gli zombi ritrovano una parvenza umana appena in tempo per l'ultima ma anche la più interessante esercitazione dell'evento: la ricerca dispersi all'interno di Santo Stefano di Sessanio.

Nel briefing iniziale siamo informati che un terremoto ha sconvolto il comune e che dieci persone risultano ancora disperse. Lo scopo delle quattro squadre è attaccare il paese dai quattro punti cardinali e trovare il gruppo di dispersi.

Il gruppo della croce verde, a cui è stata assegnata la barella a cucchiaio, decide, visto che siamo più di dieci e che abbiamo anche una nostra frequenza personale oltre che a due radio, di dividerci in due.

Il caposquadra Anthony con una e io con un altra composta da quattro persone. Solo che dopo qualche minuto mi accorgo che, mentre la squadra di Anthony ha la barella, uno dei miei ha le cinghie della barella. Decido quindi di rimandarlo indietro. Inoltre, uno dei tre rimasti, il sanitario del gruppo decide di andarsene per i fatti suoi mentre io e l'altro, della protezione civile di Mosciano, controlliamo i vicoli del paese alla ricerca dei dispersi.

Peggio per lui perchè la nostra mini-squadra composta da due sole persone trova il primo disperso della giornata: una persona in evidente stato confusionale. Dopo averlo calmato, contatto Anthony che a sua volta contatta il comandante. Dato che la base non sà che noi ci siamo separati, ordina di disimpegnare un soccorritore e accompagnare lo stato confusionale al PMA, il Presidio medico avanzato. Dato che siamo in due, riscendiamo ambedue dal paese e ci dirigiamo al PMA che, al nostro arrivo è completamente vuoto nonostante il coordinamento assicuri che li c'è il personale medico.

Smolliamo la cavia in stato confusionale con l'ordine di distruggere il PMA e ritorniamo nel paese per continuare la ricerca.

Il mio desiderio di trovare la cavia del nostro gruppo, Melania, viene esaudito in quanto, all'interno di un vicolo, sopra una scalinata, la trovo stesa a terra, dolorante. La paziente dichiara di non sentire nulla dal collo in giù e che è stata travolta da detriti caduti dall'alto. Un evidente caso di paziente politraumatizzato con probabile lesione alla colonna vertebrale.

Bloccato il rachide, chiamo Anthony e chiedo supporto per il medico, per la barella spinale e mando l'altro soccorritore ad attendere la squadra presso la piazza del municipio di Santo Stefano di Sessanio. Intanto io e la paziente ci rilassiamo e scattiamo qualche foto ricordo.

Arrivano finalmente i soccorsi e, amara sorpresa, arrivano con la barella a cucchiaio ma senza spinale. Io e la paziente, che tra l'altro è anche un soccorritore, ci rifiutiamo di usare la barella e, dato che il paziente è in condizioni stabili, richiedo di attendere il disimpegno della spinale ma il medico presente ci fa: "ma no, trasportatela con la barella". Benchè allibiti, avendolo ordinato il medico, mi appresto a operare le manovre necessarie a trasferire Malania sulla barella nonostante le dimostranze della stessa.

La cosa fantastica è stata quando, arrivati in piazza dove vi era anche un paziente con gamba fratturata posto su una spinale, vedere il nostro paziente inveire contro tutti riguardo al fatto che lei, politraumatizzata, era posta su di una barella a cucchiaio mentre una semplice frattura era imbracata sulla spinale con ragno e tutti gli annessi e connessi.

Veramente da ridere anche se è difficile non darle ragione. In un caso reale, personalemente, una chiamata alla centrale 118 l'avrei fatta per avere conferma del trasporto di un poltraumatizzato, stabile, senza problemi relativi alla sicurezza della scena sulla barella a cucchiaio.

Ma va bene cosi. Alla fine, in due abbiamo trovato due dei dieci dispersi, ci siamo divertiti e un grande momento di crescita personale.

Chiudiamo infine la giornata con la cerimonia della consegna di un ambulanza donata dalla Croce Verde di Viareggio al gruppo di Santo Stefano di Sessanio e al pranzo, questa volta, in un ristorante di Barisciano a base di gnocchetti, tagliatelle funghi e porcini e grigliata mista.

Conclude la giornata il ritorno in Croce Verde, il ritorno a casa e il ritorno al letto dove ho poi trascorso le successive 14 ore a recuperare quanto perso nell'ultima settimana.

In conclusione, un'esperienza totalmente positiva, con alcuni piccoli problemi che però servono a formare, a crescere e a migliorare nella speranza che tutto questo resti sempre e solo un'esercitazione.

Altre foto nel mio album su Flickr con tutte le immagini in alta risoluzione, nell'album di Angela Medori, nell'album di Melania, nell'album di Alessandro Lellii e nell'album di Umberto Rosini.

Domani un mio breve video su YouTube.